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Come sarebbe dovuto finire How I met your mother

 

Il viaggio di Nabil, un poema contemporaneo sulla migrazione clandestina

«Sorprendente, originale, commovente»
Emanuela Pistone, Isola Quassùd

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Diciamocelo: il finale di How I met your mother è completamente privo di senso. Quasi una decade di evoluzione dei personaggi e delle loro storie individuali completamente mandata in fumo con un singolo episodio.

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Il mood della serie è stato distrutto: non c’è chiusura, non c’è un messaggio. C’è solo un’accozzaglia di eventi ed un assurdo motivo che avrebbe sorretto la narrazione di Ted Mosby.

[specialbox]ATTENZIONE: SPOILER DI TUTTA LA SERIE TV HIMYM[/specialbox]

L’ombra di Barney

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Lily: Haven’t you changed, even a little?
Barney: No, I haven’t!

Cosa ne è stato della lenta evoluzione psicologica di Barney, da immaturo seduttore a uomo che non deve più “wait for it”?

Il finale della serie lo rende un personaggio banale, che rinuncia ai progressi fatti, torna ad una precedente versione di sé, sforna un altro Playbook… per poi magicamente trasformarsi in “daddy” devoto di fronte alla vista della figlia avuta per sbaglio dalla “numero 31”?

Non è questo il finale scritto nel DNA di Barney Stinson. Il suo personaggio ha già fatto sbagli ed imparato lezioni, ha già sperimentato l’incompatibilità con Robin, ha già cambiato la propria immagine di sé: ha trovato la cravatta giusta, il vestito giusto, la donna giusta.

La sua ridicola ridiscesa negli inferi con neonata ex machina finale è molto più che una pugnalata alle spalle. È la distruzione del personaggio che ha imparato di più durante quei 9 anni.

L’architrave narrativa

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Penny: You totally totally totally have 
the hots for Aunt Robin!

Che la narrazione non fosse centrata sulla madre lo si era capito: di fatto Ted racconta ai figli la sua vita da young adult e non come ha conosciuto Tracy.

Ma che il motivo fosse un interesse per la “zia Robin” è completamente incoerente con lo sviluppo di un arco narrativo che lo costruisce e lo modella, lentamente, come l’uomo pronto per conoscere la donna della sua vita.

Robin rappresenta uno step in questo cammino; rivederla cinquantenne e sola, in una casa supertecnologica in compagnia di nuovi cani, ad accogliere Ted e il suo corno blu per l’ennesima volta non è assistere ad un cerchio che si chiude, bensì ad un triste e grottesco rimpasto di ciò che è già stato sepolto.

Che fine ha fatto l’immagine di Robin che levita verso il cielo, e di Ted che capisce che è il momento di lasciarla andare?

Ah, e cosa dice il Bro Code a proposito del frequentare le ex mogli dei migliori amici?

Un’attenuante

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Non potrò mai perdonare Carter Bays e Craig Thomas per aver distrutto una serie tv in un solo episodio.

Posso però giustificare il loro sbaglio con un semplice motivo: hanno scritto e girato il finale nove anni fa, prima ancora di sapere cosa How I met your mother sarebbe diventato. Tanto per capirci, quando hanno girato quella scena Twitter non esisteva ancora.

Negli anni la serie è cresciuta, toccando altissimi livelli di profondità psicologica, freschezza umoristica, creatività nello storytelling e nella regia.

È come se Jovanotti chiudesse un nuovo pezzo con una rappata anni novanta.

Ecco come sarebbe dovuta finire

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Think of me like Yoda, but instead of being little and green, I wear suits and I’m awesome.
Barney Stinson

È facile criticare senza proporre soluzioni alternative. Ecco come sarebbe dovuta finire secondo me.

Ripeto: era chiaro che la storia non girasse attorno alla Mother. Qual è la costante di tutta la narrazione di Ted? Quella con cui la storia inizia e finisce?

Non sono Marshall e Lily, conosciuti ben prima del 2005; non è Robin, che Ted ha esplicitamente superato per andare oltre. La costante di tutta la narrazione è Barney Stinson.

La trasformazione principale di tutta la serie è quella che intercorre nell’asse Mosby – Stinson: il romantico che ha sempre vissuto “con la cintura di sicurezza allacciata” ed il donnaiolo interiormente fragile che si contagiano l’un l’altro un po’ delle rispettive caratteristiche.

Ted impara a lasciarsi andare, pensare meno ed agire di più.

Barney impara ad innamorarsi e non mentire più a se stesso.

Per me c’è un solo modo in cui il personaggio di Barney Stinson avrebbe potuto concludere degnamente la sua parabola: morendo.

Si paragona a Yoda, descrive il proprio funerale (“I’m going out of this world the same way I came into it, buck naked“), indossa sempre vestiti scuri, è l’unico a fare riferimenti religiosi, e quando dorme nel suo suit-jama sembra davvero… morto.

Riferimenti a parte, Barney viene raccontato, nel bene e nel male, come un personaggio esagerato: se c’è una deformazione nel racconto di Ted possiamo proprio pensare alle sue innumerevoli stravaganze, alla ricerca esasperata dell’avventura, del rischio e dell’awesomeness.

Nel finale che avevo in mente la gang si rompe per poi ritrovarsi in occasione della morte di Barney. Il racconto di Ted ai figli è un inno alla vita di Barney, a cosa gli ha insegnato e come lui e il resto della gang lo hanno aiutato a diventare un uomo migliore, un uomo completo, un uomo pronto per la loro madre.

 

Il viaggio di Nabil, un poema contemporaneo sulla migrazione clandestina

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