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Una modesta proposta per risolvere il problema degli immigrati clandestini e renderli una risorsa per l’intera Europa

 

Il viaggio di Nabil, un poema contemporaneo sulla migrazione clandestina

«Sorprendente, originale, commovente»
Emanuela Pistone, Isola Quassùd

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Quello a cui assistiamo ogni giorno è uno spettacolo indegno: barconi carichi di donne e uomini disperati che sbarcano sulle coste italiane, quando riescono a sfuggire alla morte; orde di affamati che invadono le nostre città alla ricerca di un posto per vivere, lavoro, cibo. Ma l’Italia, già vittima di disoccupazione e povertà, non è in grado di offrire tutto questo, non da sola, ed anche il resto dell’Europa si trova in estrema difficoltà. È per questo che espongo qui una proposta che possa mettere d’accordo tutti e provocare una reale presa di coscienza delle opportunità che si nascondono dietro questo fenomeno apparentemente negativo.

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Una delle proposte avanzate negli ultimi anni consiste nella ripartizione dei profughi fra i membri dell’Unione Europea: in tal modo, si dice, il numero di immigrati diverrebbe sostenibile per ciascun paese e una grossa fetta degli immigrati troverebbe le opportunità che cerca. Questo approccio si basa sì su una idea di fondo corretta, ossia che l’Italia è solo la porta d’ingresso verso l’Europa, ma non tiene conto delle peculiarità di ciascuno Stato Membro, con una soluzione generica e poco incisiva.

Nonostante siano in molti, non ultimo il primo ministro italiano Renzi, a professarsi fedeli all’idea di Stati Uniti d’Europa, il Vecchio Continente getta le sue radici in un’identità variopinta e in culture fra loro spesso incompatibili: cos’hanno in comune un designer svedese e un pescatore portoghese? Cosa lega un cantante neomelodico a uno studente di Berlino? Che somiglianza è possibile ravvisare fra Varsavia, Dublino e Terni?

Ecco perché la proposta che avanzo ha un vantaggio unico nel panorama del dibattito odierno: è culture-specific, ossia è basata sulle peculiarità politiche, culturali e sociali di ciascuno Stato Membro e ne valorizza appieno la diversità anziché cercare di imporre obblighi che non si confanno al DNA e alle circostanze di ciascuna nazione.

Ma veniamo al dunque: la mia proposta prevede che ciascuno Stato si prenda carico di un numero di migranti corrispondente a un coefficiente da definire in base a PIL pro capite, numero di abitanti ed altri fattori. Non è però nel numero che si risede l’innovazione di tale proposta, quanto nell’impiego che ciascuno Stato farà degli individui che gli saranno assegnati: per ciascuno è infatti previsto un utilizzo diverso delle risorse umane giunte dal Mediterraneo.

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Come evidenziato dal recente rapporto ISTAT 2024, circa il 33% dei cittadini fra i 30 e i 40 anni vive ancora con i propri genitori, a fronte di una media europea del 5%. La proposta prevede dunque che ogni anno vengano sorteggiati 5.000 soggetti in tale fascia d’età a cui verrà tolto per 3 anni l’accesso alla propria stanza e ai servizi di pulizia/gastronomia forniti dalle rispettive madri, e che subiranno il blocco di qualsiasi transazione finanziaria a loro beneficio da parte della famiglia.

La stanza andrà dunque a un immigrato in attesa di sistemazione, che riceverà per 3 anni vitto, alloggio, una paga settimanale di €150, lavatura, stiratura, due specialità della cucina regionale al mese, due baci sulla fronte e un iPhone6. Lo sfratto provocherà nei trenta-quarantenni una presa di coscienza del proprio ruolo nella società, e per loro vanno instaurati canali preferenziali per l’assunzione nelle campagne per la raccolta di frutta e ortaggi.

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Ogni anno a Pamplona, durante la festa di San Firmino, si celebra l’Encierro, una corsa di 800 metri in cui migliaia di persone accompagnano i tori fino alla plaza de toros. Negli ultimi anni i casi di infortunio e decesso legati alla manifestazione si sono moltiplicati, complice anche la crescente diffusione di smartphone e i pericolosissimi tentativi di “selfie col toro“: fresco il caso di uno studente di Siviglia che ha perso la vita pochi secondi dopo aver scattato l’ultimo selfie, che ha comunque totalizzato solo 23 likes. Morire per cosa?

Ogni anno verranno dunque destinati all’evento 1.000 individui provenienti dai centri di accoglienza affinché prendano parte alla corsa e diano supporto pratico, morale e fotografico ai partecipanti. Un gruppo di 200 unità sarà collocato in posizione cuscinetto fra essi e i tori, riducendo, a parità di distanza, la probabilità di contatto; un altro gruppo, a cui saranno fornite le appropriate attrezzature, correrà all’indietro per fotografare da vicino i corridori; un terzo gruppo,  invece, avrà il compito di distrarre con i tradizionali drappi rossi della corrida i tori che dovessero incornare un malaugurato partecipante, deviandone l’attenzione.

L’intervento avrebbe un costo irrisorio e permetterebbe di ridurre il numero di infortuni e decessi del 70-80%.

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Nonostante sia uno dei maggiori consumatori di contraccettivi, il Regno Unito ha uno dei più alti tassi di gravidanze in età minorile di tutto il mondo occidentale: ogni anno, circa il 3% delle ragazze fra i 15 e i 19 anni partorisce, costando ai contribuenti più di 150 milioni l’anno per il supporto di madri e figli. Com’è possibile porre un freno a tale fenomeno?

Cinquemila immigrati verranno destinati a varie attività di tipo educativo e preventivo: una parte verrà assunta nei pub per ridurre la gradazione alcolica dei cocktail ordinati dai giovanissimi; un’altra sarà impiegata per seminari sulla prevenzione della sacca d’aria nei profilattici; gli immigrati in possesso di titoli di studio scientifici contribuiranno alla ricerca della formula per la pillola del mese dopo, richiesta a gran voce da numerose teenager che ricordano di aver consumato un rapporto quando è ormai troppo tardi.

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Gli immigrati con gli indici di massa corporea più bassi verranno portati in giro per la Grecia per un tour di sensibilizzazione sul tema della fame del mondo. L’effetto sperato è che la popolazione greca, stretta sotto la morsa del debito, capisca quali sono le reali conseguenze della fame e riveda il suo approccio oltranzista alle politiche economiche dell’UE.

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Il riscaldamento globale ha fra le sue conseguenze più nefaste la piaga delle baguettes sudate in Francia. Con l’innalzamento delle temperature e il conseguente aumento della sudorazione nella popolazione, molti esperti hanno messo in guardia contro i rischi del trasporto della baguette sotto l’ascella, consigliando misure alternative quali buste di plastica o il ricorso al pane in cassetta. Recenti ricerche provano che l’assunzione di baguettes sudate causa problemi gastrointestinali, amnesia e attrazione sessuale per le lumache.

Più di 5.000 immigrati (esclusi algerini, tunisini, marocchini, siriani, libanesi e malgasci) verranno dislocati in regioni chiave della Francia per dare supporto nelle attività di trasporto, consegna a domicilio e assaggio preventivo della baguette prima del suo consumo.

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Qualcuno diceva che l’olandese non è una lingua ma una malattia della gola. Il problema, preso sottogamba per vari decenni, è esploso quando i dati diffusi dal Ministero della Salute hanno riportato un’incidenza di problemi laringoiatrici superiore alla media europea del 60%. Un bambino su tre soffre di laringite durante la settimana in cui pronuncia la prima parola, e oltre un adulto su quattro è prima o poi vittima di episodi di soffocamento per eccesso di consonanti.

Gli immigrati verranno coinvolti come studenti beta nell’esperimento volto a semplificare la fonetica e la morfologia della lingua nederlandese, che partirà dalle parole più lunghe come bestuurdersaansprakelijkheidsverzekering e passerà pian piano a lavorare su quelle più brevi.

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Per Malta l’emergenza è la la nazionale di calcio, al 155° posto del ranking FIFA, popolata da panettieri, dentisti e impiegati e reduce da risultati poco entusiasmanti. Propongo di avviare le selezioni per i migliori 50 calciatori immigrati fra i 13 e i 25 anni e conferire loro la nazionalità maltese affinché contribuiscano alla rinascita calcistica di un paese destinato, se le cose non cambiano, a restare ai margini dell’Europa calcistica che conta.

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Cosa c’è di meglio per un immigrato di un posto di lavoro sicuro? Con la più grande foresta di sughero e la più grande produzione a livello mondiale, il Portogallo ha bisogno di persone da impiegare in questa fiorente industria. Altro che fare il bracciante sotto il sole cocente! I turni di lavoro portoghesi sono infatti dalle 11.00 alle 16.00 con pausa pranzo di 2 ore e lezioni di fado o surf due volte alla settimana.

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È noto come la Polonia abbia il più alto tasso di escursione estetica fra i sessi: a fronte di una popolazione femminile in gran parte attraente, la controparte maschile non regge il confronto. Ecco perché l’immigrazione può rappresentare l’occasione per riequilibrare il gap fra i sessi. Ogni anno verranno selezionati attraverso appositi concorsi di bellezza 2.000 uomini, che si prevede – nell’arco di 10 anni – innalzeranno  di almeno 12 punti percentuali il livello medio di attrattività maschile con la loro presenza e quella della futura prole.

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È causa quotidiana di malori fra le fashion bloggers in visita a Berlino, e oggetto di derisione globale del maschio teutonico. L’accoppiata sandalo-calzino (in particolare quello bianco) non manca di suscitare ogni anno controversie e dure prese di posizione.

Forse ormai -insieme ai cappuccini dopo pranzo – uno dei pochi grandi ostacoli culturali da superare per un’Europa realmente unita, l’immigrazione qui può ancora una volta rappresentare una risorsa piuttosto che un problema: gli immigrati con esperienza nelle forze dell’ordine / esercito andranno a formare una task force anti-calzino che monitorerà ventiquattr’ore su ventiquattro le zone più calde del paese.

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Non ho certo la pretesa di credere che le misure qui delineate, che non coprono nemmeno l’intera lista dei Paesi Membri, possano di per sé bastare a risolvere i problemi derivanti dall’immigrazione clandestina dal Mediterraneo. Credo però che con forza di volontà e soluzioni innovative tutta l’Europa possa finalmente agire come un soggetto politico unitario e assumersi le responsabilità del proprio destino. Se incominciamo a muoverci timidamente nel cammino lungo e tortuoso che ci condurrà agli Stati Uniti d’Europa, questa proposta può rappresentare un piccolo, grande passo verso la meta.

Se questa proposta ti è piaciuta ti chiedo di condividere su Facebook e commentare qui sotto: quali altre emergenze nazionali si potrebbero risolvere?

 

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